
Area Archeologica Valesio - La Pajara

Un’esperienza affascinante per appassionati di storia e archeologia è la visita all’Area Archeologica Valesio - La Pajara, appena fuori Torchiarolo, a metà della Via Traiana “Calabra” tra Brindisi e Lecce, questo sito apre una grande finestra sul passato salentino, tra fondazione messapica e dominazioni greca e poi romana dell’antica città di Valesio, citata da Strabone col suo nome greco di Aletia e da altri con quelli romani di Valetium o Balesium.
Le tracce di un primo insediamento di capanne risalgono all’Età del Ferro (VIII – VII sec. a.C.), sviluppatosi nei pressi della ricca area naturale intorno al canale (un tempo navigabile) oggi chiamato “Infocaciucci”, affermò nei secoli la sua importanza strategica, prendendo il nome di Valesium ed entrando a far parte della federazione di città fortificate messapiche del Salento, grazie a cui conobbe un lungo periodo di splendore nei secoli VI-I a.C..
Dei secoli di occupazione romana restano evidenti tratti di mura megalitiche a difesa del sito, oltre a una complessa area abitativa risalente al II-I secolo a.C.. Adiacente a questa, i mirabili resti del complesso termale di età tardo-romana IV sec. d.C., epoca in cui la città acquisì il nome di Mutatio Valentia per la funzione di stazione di posta sulla viabilità imperiale. Il sito, in uso fino al secolo successivo, mostra ancora oggi gli ambienti tipici della struttura: dall’atrio con pavimentazione a mosaico, allo spogliatoio, alle sale del frigidarium, tepidarium, sudatorium e calidarium, quest’ultimo con la riconoscibile struttura quadrata rialzata da pilastrini collegata ai forni di riscaldamento.
Fonti storiche attestano la totale distruzione del sito nel periodo medievale (1157) per mano di Guglielmo di Sicilia, detto il Malo; dopo quella data la città fu abbandonata, declassata a feudo, probabilmente una fattoria, che il Conte Tancredi concesse all’Ordine Benedettino di Lecce nel 1182, periodo di cui resta traccia in una piccola chiesa dedicata a Santo Stefano, in corrispondenza delle mura dell’impianto termale originario, assieme ai piccoli sepolcri scoperti nella stessa zona. Dal 1500 l’area disabitata fu destinata definitivamente a terreno agricolo dove veglia ancora la Pajara in pietra a secco, tipica abitazione contadina salentina.
Il Museo Archeologico Provinciale Francesco Ribezzo di Brindisi conserva i tanti preziosi reperti raccolti dalle diverse campagne di scavo; tra questi numerose epigrafi e lastre funerarie con iscrizioni messapiche, monete di varie epoche, elementi decorativi architettonici in terracotta e in pietra e una ricca collezione di vasellame vario in bronzo, ceramica e vernice nera, una visita che completa questo magnifico viaggio nel tempo.